Forti emozioni

ufo

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La soggezione, che scaturisce dalla consapevole inadeguatezza a interagire materialmente col bosco e le piante, mi spinge a metter mano innanzitutto alle cose inanimate. Così, almeno per ora, non farò troppi danni.
Accatastavo dunque dei vecchi coppi quando il silenzio venne all’improvviso interrotto da un potente gracchio, poi un altro e forse un terzo. Un tuffo al cuore e mi arresto, è così vicino, un’occhiata adrenalinica verso est e un nero rapace maestoso si alza in volo in direzione sud a pochi metri da me. Qualche battito d’ali di cui percepisco la  potenza dal rumore dell’aria che sposta e poi, immobile, disegna di nero un nitido ritaglio di cielo, fino a scomparire oltre le chiome degli alberi. E decanta l’inaspettata tensione che aveva sospeso ogni mio contatto col tempo.
Lo racconto alla prima occasione e poi internet per dare un nome a questo magnifico volatile. Aveva il becco adunco tozzo e giallo, le dimensioni di… una giovane aquila forse, no non può essere, l’aquila ha un piumaggio più spettinato, questo è liscio come una scultura di marmo levigato, l’aquila ha colori più sfumati, questo è nero come la pece. Una cornacchia nera, un corvo imperiale o un falco allora, ma il becco giallo, più corto e ricurvo, mi farebbe propendere per il gracchio alpino, anche se il verso piuttosto grave me ne discosta. Con un cellulare più evoluto del mio, una foto avrebbe risolto il problema dell’identificazione, ma anche in quell’occasione sarebbe stato un elemento di disturbo, un intruso guastafeste.

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